Aforisma del giorno

Ogni scacchiera racchiude millenni di partite precedenti.

 

Le regole senza “ratio”

Stimolato dalla discussione sulla pagina Facebook “Istruttori di scacchi FSI: idee e proposte metodologiche” di cui si può leggere in parte l’incipit nella foto sopra, faccio una panoramica (non certo un’analisi perché sarebbe impossibile nell’economia di un post) sulle recenti regole che tante dispute stanno provocando soprattutto in campo giovanile.

Partiamo, per l’appunto dalla cosiddetta mossa illegale e più precisamente dalla conseguente partita persa in cadenze di gioco inferiori ai 60 minuti. La norma fu introdotta nel luglio del 2014 su indicazione della FIDE e in un primo momento la FSI accettò per evitare di essere la sola federazione ad avere regole diverse dallo scenario internazionale. Poi considerando i Campionati scolastici come una manifestazione promozionale che finiva in Italia si decise di ripristinare le tre mosse illegali. Naturalmente piovvero critiche da tutte le parti: dagli arbitri, che non capivano il perché dei due diversi trattamenti; dagli istruttori che non sapevano che pesci prendere nei loro corsi scolastici; dai bambini che oltre ai giochi scolastici partecipavano anche ai circuiti agonistici individuali.

Ma ciò che in questa sede mi interessa è il cambiamento di paradigma che si sta verificando negli ultimi anni, dove a causa della “mannaia” della mossa illegale è cambiato completamente l’approccio alle competizioni da parte di Istruttori e loro allievi. La dicotomia tra sportività e antisportività sta diventando sempre più sfumata: se l’avversario dimentica di premere il proprio orologio (non completando in tal modo la sua ultima mossa) è sportivo o subdolo ricordarglielo? Personalmente avevo sempre prospettato ai miei allievi di circolo (a scuola l’orologio non lo porto mai per principio) che il giocatore sportivo aveva il dovere morale di indicare al suo avversario che aveva “dimenticato” di premere l’orologio, ma anche che avrebbero potuto trovare sulla loro strada giocatori meno sportivi che avrebbero approfittato di una loro dimenticanza sprofondandosi in pensate sul loro tempo. Ora è tutto cambiato, perché una gentilezza potrebbe rivelarsi una gran furbata.

Prendiamo il caso dell’arrocco eseguito rapidamente ma toccando per prima la Torre: a rigore di regolamento l’avversario può pretendere partita vinta per mossa illegale. Davvero neppure sforzandomi riesco a capire la ratio di tale norma: non è evidente che il giocatore intende arroccare? Quando il nostro bravissimo Arbitro Internazionale Sergio Pagano suggerì al mitico Geurt Jiissen che si considerasse l’arrocco alla stregua di una qualsiasi cattura o promozione e consentire quindi qualsiasi combinazione di touch, la risposta fu che un giocatore poteva allora prendere una Torre, posizionarla su f1 e tenercela sospesa in mano per qualche minuto per poi arroccare allo scopo di “prendere in giro” l’avversario. Ma allora seguendo questo ragionamento un giocatore potrebbe spostare il suo Re in f1 e tenercelo per lo stesso tempo per poi eseguire l’arrocco con “grande ilarità” generale…

Io penso che la norma “ghigliottina” sia stata voluta per evitare l’eccesso opposto, quello delle troppe mosse illegali nelle partite dei bambini, soprattutto considerando la macchinosità di dover tener nota delle mosse illegali precedenti. Ma non sono sicuro affatto che questo abbia alleviato il compito gravoso degli arbitri che ora dovranno gestire molte più situazioni “sulla parola” di due litigiosi contendenti. Inoltre,  come fatto rilevare, ci sono molte più ingiustizie sportive di giocatori che – perdendo – continuano a giocar male col solo scopo di tendere tranelli al limite della sportività (con incredibili astuzie delle mosse ambigue, cioé di pezzi lasciati a metà di due caselle).

Altrettanto critiche sono le casistiche riguardanti la promozione del pedone, la tempistica di trascrizione delle mosse e la mano che deve premere l’orologio. Io ritengo che chi si appelli a questi mezzucci per vincere la partita dovrebbe cambiare sport.

Valenza del gioco degli scacchi.

Sempre più numerose sono le iniziative del mondo accademico che corroborano le tesi sulla grande valenza del gioco degli scacchi a scuola e sempre più numerose sono le occasioni di confronto per realizzare collaborazioni e sperimentazioni in tal senso. Mercoledì scorso, grazie all’invito del Comitato Regionale Scacchi Sardegna, ero presente alla “Giornata di incontro tra Scuola e Università” organizzata dalla Facoltà di Scienze della Formazione e degli Studi Umanistici dell’Università degli studi di Cagliari.

Un momento della conferenza

L’incontro prevedeva due ore di conferenza e due ore di laboratori tematici incentrati sul gioco degli scacchi. Ha aperto i lavori il professor F. Paoli con un’introduzione sulle connessioni tra scacchi e matematica, citando la celebre leggenda di Sissa. Il presidente del Comitato, Antonello Pannella, ha parlato degli scacchi in Italia e in Sardegna con particolare riferimento agli scacchi scolastici; poi in un’altra relazione ha trattato gli scacchi in rapporto con l’informatica e i media. Poi è stata la volta di Eugenio Dessy, vicepresidente del Comitato, che ha parlato degli scacchi dal punto di vista storico-culturale. Infine il mio intervento per illustrare la mia personale metodologia didattica e fare una panoramica sulla psicomotricità su scacchiera gigante.


La platea, molto numerosa grazie alla partecipazione di insegnanti, studentesse universitarie e soprattutto allievi di scuola primaria, si è dimostrata particolarmente attenta e curiosa. Al termine delle relazioni ci sono stati i laboratori: Scacchi tradizionali (a cura di A. Pannella e E. Dessy), Scacchi nel piano (a cura di P.Nieddu ed E. Moro), Campo di battaglia (a cura di M.A. Floris e M. Altea) e il laboratorio di Scacchi e Psicomotricità curato da me e Alessandro Depau. Il tutto sotto l’attenta regia della Dott.ssa Barbara Raspa che ha fortemente voluto coordinato tutto l’evento.

Il laboratorio di giocomotricità

Bellissimo il laboratorio “Campo di battaglia” curato da Maria Assunta Floris dove i bambini hanno costruito le scacchiere su cui poi hanno giocato con un entusiasmo contagioso!

 

Il Campo di battaglia

Grande successo per tutte le iniziative: tutti i laboratori molto partecipati con giovanissimi della scuola primaria accompagnati dalle loro maestre e studentesse universitarie che osservavano la pratica di gioco; inoltre numerosissime anche le maestre di scuola dell’Infanzia. Sulla scacchiera gigante abbiamo proposto giochi di movimento utili per imparare i movimenti dei pezzi. Poi per far giocare più persone contemporaneamente abbiamo proposto il gioco delle due Regine che devono catturare gli otto pedoni che si muovono tutti assieme. Abbiamo mostrato alcuni procedimenti facili di scacco matto e infine abbiamo fatto fare una partita tra i bambini e gli universitari.