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Gli scacchi, giovano grandemente alla salute!

Lo spunto per questo articolo mi è fornito dalla nuova nuova organizzazione di spazi e contenuti del sito “Giocando con i Re” a seguito della nascita della divisione didattico-scientifica dell’A.D.S.A.C. – Associazione Dilettantistica Scacchi “L’Alfiere” Carugate, dove sta svolgendo un preziosissimo lavoro il dott. Giuseppe Sgrò, psicologo clinico ed esperto in Psicologia dello Sport, docente/esperto della Scuola dello Sport del Coni, membro della Commissione Medico-Scientifica della F.S.I. (Federazione Scacchistica Italiana) e dell’Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e consulente per PSICOSPORT s.r.l.

Sarà presto disponibile il libro “A scuola con i Re” con i contributi di tutti i  migliori istruttori italiani (tra i quali mi fregio di figurare anche io!) che costituirà davvero una svolta per tutti gli operatori del mondo didattico, scacchistico e non. Infatti tutte le evidenze empiriche sui benefici nell’ambito cognitivo che gli scacchi possono offrire ad ogni età (da tempo si parla persino di un beneficio per gli anziani), ora acquistano finalmente una veste di ufficialità scientifica, grazie ai pazienti lavori di ricerca in tutto il mondo che sono compendiati con una puntigliosa bibliografia nell’opera curata dal dott. Sgrò.

Ma torniamo al sito “Giocando con i Re”. Oltre a trovarvi maggiori informazioni relative alla novità editoriale sono presenti anche numerose pagine, che potranno diventare altrettanti strumenti per chiunque voglia presentare dei progetti che abbiano un supporto scientifico sugli effettivi benefici degli scacchi e sugli obiettivi che si possono raggiungere con dei corsi e laboratori mirati.

Personalmente in passato, nei miei colloqui coi dirigenti scolastici, dovevo essere necessariamente autoreferenziale: citando i commenti entusiastici di maestre e genitori e le mie impressioni sul miglioramento globale degli allievi. Ma naturalmente ha poco “appeal” in una presentazione il parere soggettivo dell’esperto, mentre poter avallare la propria esperienza con un substrato scientifico documentato sarà sicuramente una marcia in più.

La testata del sito “Giocando con i Re”

 

Invito pertanto tutti gli interessati a “frugare” nelle varie schede del sito, che vanno dalla didattica alla formazione, dalle consulenze alle ricerche scientifiche, dagli eventi alla rassegna sui media. Inoltre c’è la sezione dei contatti e la ricerca di collaboratori esperti nel campo della psicopedagogia e della formazione. Anche in questo caso ho l’onore di essere tra i privilegiati che collaborano ai progetti. Come ho già avuto l’onore di dire a Ragusa, in occasione del campionato nazionale under 16, durante una presentazione del libro “A scuola con i Re” (dove hanno relazionato tra gli altri anche gli amici Alessandro Pompa, Carmelita Di Mauro, Carla Mircoli e Rosario Lucio Ragonese): “Tutto il movimento scacchistico italiano si gioverà di questo compendio scientifico che colma una lacuna finora presente nella manualistica in dotazione ai bravissimi istruttori italiani. Lo scopo è quello di popolarizzare il gioco degli scacchi non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista educativo”. Ecco, lo ribadisco: ora abbiamo qualche strumento in più!

 

 

 

 

A che età si possono imparare gli scacchi?

Una delle domande più frequenti che fanno i genitori, interessati per i loro figli, è a che età si può iniziare a giocare a scacchi. La risposta più genuina che mi sento di dare è la seguente: dipende dall’istruttore…
Con ciò intendo dire che i giochi propedeutici ad imparare gli scacchi possono essere proposti prestissimo, anche ad un anno, in accordo con le fasi di crescita del bambino. Inizialmente i giochi saranno solo di manipolazione, riconoscimento, posizionamento nello spazio. Solo intorno ai 3 anni, per i bambini più motivati, sarà possibile iniziare ad introdurre i movimenti. Ma l’istruttore (in questa fase può essere benissimo anche un familiare che conosce le regole) deve avere un certo metodo ed assecondare i voleri del bambino: deve ad ogni informazione far seguire la pratica (spiego la Torre, e subito dopo metto alcuni pedoni sulla scacchiera e chiedo al bambino quale può catturare con la sua Torre…); deve gratificare il bambino con complimenti ad ogni mossa esatta e quando non ci riesce rassicurarlo dicendogli che “era veramente difficile”.

Secondo la mia esperienza molti bambini possono essere in grado di sostenere una partita, con i comprensibilissimi errori, anche a tre anni, ed a quattro essere già in grado di competere con un adulto, anche senza essere un genio (come Capablanca per intenderci!). Ma questa non è certo la strada raccomandabile per la stragrande maggioranza dei bambini: principalmente perché l’attività diventerebbe poco ludica ed i bambini potrebbero perdere interesse. Meglio trovare dei coetanei con cui lasciarli giocare liberamente (a quell’età il loro ego è assetato di vittorie) ed intervenire solo per orientare al meglio la loro condotta in caso di piccoli conflitti.

Teo, solo 4 anni, in una partita “lampo”!

Nella foto il bambino di quattro anni che gioca con me è Teo, fratellino di Kilian (12 anni) che da qualche anno partecipa ai campionati nazionali Under 16; è stato lui a chiedermi di giocare dopo che per un giorno intero io e Kilian giocavamo “lampo” per divertirci. Ha persino voluto giocare con l’orologio (5 minuti) e dopo una decina di mosse mi sono reso conto che gioca veramente bene in proporzione. Ogni volta che faceva qualche movimento palesemente errato gli suggerivo, sottovoce o mostrandeglielo con un dito, il pezzo che poteva catturarlo. Ma mossa dopo mossa diventava sempre più motivato e sono rimasto sorpreso nel vedere la partita finire solo in un finale di pedoni.

In certi casi rifiutava, orgogliosamente, di seguire i miei suggerimenti dimostrando – cosa appunto già menzionata sopra – la propria volontà di pensare con la propria testa, ma soprattutto il gusto per la libertà eventualmente anche di sbagliare. In questi casi non si deve insistere, meglio andare avanti silenziosamente e far sì che la loro esperienza si formi proprio dagli errori che la loro indole li porta a commettere.

Nella mia esperienza ho visto bambini di 3 anni molto attratti dal gioco che riuscivano a posizionare bene i pezzi e – copiando le mosse – a giocare i primi scampoli di partite. Mi è capitato di fare lezioni (non più di venti minuti) a bambine di due anni e mezzo, con le quali mi sono limitato a far imparare i movimenti di Torre e Alfiere, proponendo dei giochi semplici. Mentre è molto frequente che dei bambini (di 3, 4 o 5 anni) che vengono ai corsi dei loro fratelli  vogliano partecipare anche loro. In questo caso raramente possiamo accettarli, ma solo perché il rapporto con loro deve essere quasi esclusivo, il che comporta l’impossibilità di seguire il resto del gruppo.

Psicomotricità: gira la ruota…

Proseguono senza sosta le lezioni di psicomotricità presso le scuole dell’infanzia di Ossi e di Sassari: i bambini (mi riferiscono le maestre) aspettano con ansia l’appuntamento con i giochi proposti e manifestano un grande interesse anche durante gli altri giorni della settimana.

Gira la ruota!

 Qualche settimana fa avevo proposto dei giochi di memoria puramente visiva . Presso la scuola dell’infanzia del 6° circolo di  via Manzoni a Sassari avevo fatto “pescare” ad ogni bambino un pezzo degli scacchi da un apposito sacchetto (ottimo espediente per fare una panoramica terminologica e far conoscere i pezzi ai bambini): ognuno di loro doveva mostrare a tutti il pezzo preso e tutti doveva no nominarlo a gran voce, dopo di che il bambino “intascava” il suo pezzo e gli altri dovevano  cercare di ricordarselo…
Il gioco è andato avanti fino ad esaurimento dei bambini (in un sacchetto ci sono 32 pezzi quindi va bene per qualsiasi gruppo!) e quindi è iniziata la seconda fase del gioco: cercare di ricordarsi quante più relazioni, pezzo-bambino , possibile… Come sempre qualche bambino è riuscito a mostrare ottima memoria, ma la cosa più sorprendente è stata la prova di Elisa (in genere sempre molto taciturna) che inizialmente non voleva partecipare e che alla fine è stata la più brava: ricordando ben 10 relazioni!

Quindi siamo passati alla terza fase del gioco, quella più motoria: ho dato ad ogni bambino un pezzo della scacchiera semigigante, mentre a quattro bambini ho assegnato il compito di osservare… Poi ho detto ai bambini di disporsi in circolo e al mio comando “Gira la ruota…” dovevano roteare e circolare con i pezzi visibili sopra la loro testa e quando sentivano il mio fischietto dovevano rapidamente nascondere i loro pezzi dietro la schiena o sotto il grembiulino.
A questo punto ai bambini seduti, a turno, chiedevo quale pezzo nascondesse un bambino preso a caso (ma si può variare individuando i bambini più rumorosi, quelli più vistosi o spiritosi…) e se il bambino seduto indovinava prendeva il posto del bambino chiamato. Il gioco è andato avanti per oltre mezz’ora con grande entusiasmo dei bambini.

I versi degli animali.

Coi bambini della scuola dell’infanzia di Litterai ad Ossi ho iniziato lunedì scorso un nuovo gioco. Ho portato le lettere magnetiche e le ho distribuite una per una ad ogni bambino, facendogliele riconoscere “Che lettera è questa?” (in genere ci sono sempre bambini che le conoscono tutte); quindi chiedevo che animale iniziava con la lettera corrispondente (per esempio mucca per M, lupo per L, gallo per G ecc.) e chiedevo di imitare il verso corrispondente. Per Nicole, che solitamente ha ritrosia a partecipare, ho assegnato la P di pesce e il suo verso consisteva appunto nello stare “muta come un pesce” (un modo come un altro per tirarla in gioco lo stesso!)
Dopo aver fatto ripetere ad ognuno il proprio verso siamo andati in “fila indiana” alla scacchiera gigante e li abbiamo fatti disporre in cerchio tenendosi per mano, mentre un bambino a turno veniva fatto “girare” con gli occhi coperti dalle mani della maestra (prima variante). Dopo aver fatto il solito “Gira la ruota”, il bambino al centro doveva camminare come a “mosca cieca” sino a toccare un compagno, il quale emetteva il suo verso, e se indovinava chi era ne prendeva il suo posto mentre il compagno andava al centro della scacchiera ed il gioco riprendeva…
Dopo un certo numero di turni il bambino al centro non aveva più gli occhi coperti (seconda variante) ma doveva sempre cercare di indovinare un compagno che stava alle sue spalle dal verso corrispondente. Infine ho chiesto a tutti di sedersi in circolo e a turno ogni bambino doveva ricordare quale animale corrispondeva ai propri compagni: vinceva chi riusciva a ricordare più relazioni. Sia ad Ossi, sia a Sassari (dove l’ho riproposto ieri), qualcuno è riuscito a ricordarli tutti!

La scacchiera adesiva.

Stamattina, grazie al prezioso lavoro di Michele Gerra, abbiamo finalmente applicato una speciale scacchiera gigante adesiva in PVC plastificato con stampate le coordinate dalla A alla L e dall’1 al 10 presso la scuola dell’infanzia del 6° circolo didattico di via Manzoni. Nella scacchiera sono evidenziati i quattro angoli con 4 cerchi blu per fare il gioco dei quattro cantoni; inoltre ci sono delle linee verdi in orizzontale e verticale al centro della scacchiera per fare molti giochi di movimento, sia a squadre che individuali nei prossimi appuntamenti.