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La Regina di Pamplona
Ieri con i bambini della terza elementare di via Forlanini abbiamo continuato il nostro percorso degli scacchi in rima. Abbiamo letto una bellissima filastrocca scritta da Alexia e due quartine improvvisate da Niccolò, che mi ha ispirato anche la chiusura della filastrocca odierna! Come sempre abbiamo fatto prima una partita con la scacchiera murale, e lo spunto per la filastrocca è stata la Regina che cadendo ha perso un pezzo di corona. Allora ho chiesto di trovare rime con Regina e con corona; sono state proposte poltrona, persona, maratona, “mandrona” (pigra in sassarese), Verona; bambina, cammina, pedina, gallina…
Durante la partita poi la loro Regina (proprio quella con la corona spezzata) ha finito ingloriosamente la sua corsa catturando un semplice pedone…
Questa è la storia d’una certa Regina
che comandava la reggia di Pamplona
fin da quando era ancora una bambina
pur non essendo mai stata affatto buona.
Con la sola dote d’una gran parlantina
addormenta qualsiasi persona,
e quando vede il capo che si china
prima perdona, poi condona, poi bastona.
Cammina altezzosa sopra ogni pedina
e ogni mattina fa una maratona:
in cinque minuti si trova già in Cina
e in cinque minuti è seduta in poltrona!
Con il popolo però è assai meschina
e si da pure tante arie da padrona,
dicono che abbia un cervello di gallina
nascosto proprio sotto alla corona.
Matto dell’Indiano
Anche ieri ho fatto lezione coi bambini della terza di via Forlanini. Abbiamo letto la filastrocca del “matto della nonna” e poi abbiamo iniziato a giocare sulla scacchiera murale la partita presentata più sotto. Abbiamo fatto come al solito le rime e anche qualche proverbio. Quello “premiato” oggi è opera di Marco, Angelo e Antonio: “Se il Cavallo sta male, lo portiamo all’ospedale; se non c’è niente da fare gli faremo un funerale.” Durante la partita la maggior parte dei bambini, spontaneamente, tenevano un quaderno per scrivere le mosse, le rime o per disegnare gli scacchi.
[pgn
[Event “?”]
[Site “?”]
[Date “????.??.??”]
[Round “?”]
[White “?”]
[Black “?”]
[Result “*”]
[PlyCount “30”]
1. Nc3 d5 2. Rb1 e5 {
Chi lascia il centro senza controllo si troverà coi piedi a mollo!} 3. Nf3 e4
4. Ne5 {Se il Cavallo sta male lo portiamo all’ospedale… Se non c’è niente
da fare gli faremo un funerale.} f6 5. Nb5 fxe5 6. b4 Bxb4 {
Mangi un pedone come un confetto e non ti accorgi che è protetto…} 7. Rxb4
Qe7 8. Nxc7+ {Oh perbacco: un doppio attacco!} Qxc7 9. e3 Nf6 10. Bb2 O-O {
Per non aver le spalle al muro il mio Re metto al sicuro…} 11. Qe2 Bg4 {
Quest’Alfiere sfacciato la Regina ha minacciato…} 12. Qb5 Qxc2 13. Qxb7 Rc8
{Sembra un errore grande e bello…} 14. Qxa8 Qc1+ {Accidenti era un tranello!}
15. Bxc1 {La Donna è persa, ma non invano…} Rxc1# {
Perchè c’è il matto dell’Indiano} *
[/pgn]
Prendere appunti con il dito.
Uno degli autori che mi ha ispirato di più nell’adolescenza è stato Carlos Castaneda, che ha raccontato in una splendida serie di libri la cultura millenaria dei guerrieri toltechi e soprattutto la loro arte sciamanica, grazie all’apprendistato con Don Juan. In uno dei primi libri, narra Castaneda, Don Juan rimproverò Carlos perchè si “distraeva” nel prendere appunti… “Cosa dovrei fare allora?” “Potresti prendere appunti con il dito!” Gli rispose provocatoriamente Don Juan.
Questo paradosso mi è rimasto impresso per sempre e proprio recentemente ho persino dovuto metterlo in pratica in circostanze davvero eccezionali, dove mi si proibiva di prendere appunti! Ma non è questo il motivo di questo post. Ma un pretesto per parlare di una delle memorie più coinvolte nel gioco degli scacchi: la memoria procedurale. Chiunque abbia risolto il cubo di Rubik e sia in grado di rifarlo in meno di un minuto lo risolve in realtà grazie alla memoria procedurale. Chi gioca spesso partite lampo impiega lo stesso questo tipo di memoria, che Castaneda chiamava “conoscenza silenziosa”.
Si tratta di una sorta di conoscenza fatta di algoritmi ricorrenti, patterns o schemi che dir si voglia, tratti dalla propria esperienza precedente. Maggiore è il bagaglio tecnico a disposizione dello scacchista e maggiori sono le possibilità che delle idee vengano – per così dire – direttamente dalle proprie mani. Molti campioni mondiali (da Morphy a Capablanca sino ad arrivare a Karpov e Anand) sono guidati da un riconoscimento euristico che li porta a fare la mossa giusta quasi senza rifletterci, come se la posizione data sia un déjà vu.
Ieri mentre conversavo con alcuni amatori del gioco degli scacchi e con uno scacchista più esperto, che fa loro delle lezioni un po’ più tecniche, ho dato il consiglio di non commentare le partite mentre si svolgono ma analizzarle subito dopo facendo tutti i commenti che erano rimasti in sospeso per non interferire con l’attività mentale coinvolta nella partita.
Grazie alla mia buona memoria ho sempre seguito questo accorgimento quando faccio una partita con un principiante: tutti i consigli glieli elenco appena finita la partita evitando di sommergere di informazioni l’esordiente e lasciando quindi mano libera alla loro capacità di ideazione, ma soprattutto all’emergere di quella “conoscenza silenziosa” che tanta importanza avrà per la sua crescita scacchistica.