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Cloe
Proseguendo la rivisitazione in chiave scacchistica de “Le città invisibili” di Italo Calvino, la batteria di Donna e Alfiere sarà denominata Cloe: ecco uno stralcio
” […] Passa una ragazza che fa girare un parasole appoggiato alla spalla, e anche un poco il tondo delle anche. Passa una signora nerovestita che dimostra tutti i suoi anni, con gli occhi inquieti sotto il velo e le labbra tremanti. Passa un gigante tatuato; un uomo giovane coi capelli bianchi; una nana; due gemele vestite di corallo. Qualcosa corre tra loro, uno scambiarsi di sguardi come linee che collegano una figura all’altra e disegnano frecce, stelle, triangoli finché tutte le combinazioni in un attimo sono esaurite, e altri personaggi entrano in scena: un cieco con un ghepardo alla catena, una cortigiana col ventaglio a piume di struzzo, un efebo, una donna-cannone. […]”
Questa volta però nei quadri di matto ho voluto aggiungere una difficoltà: in tutte le posizioni il Bianco muove e conclude col matto in due mosse. Inoltre una precisazione: è chiaro che le combinazioni di matto proposte per ogni batteria sono molto più numerose, quelle indicate sono solo a titolo d’esempio… Sto pensando ad una monografia da pubblicare su ogni batteria, ma immagino che sarà un lavoro “titanico”!
La corsa del pedone.
Un pedone con grande presunzione
pensava di superar di parecchio
nella corsa verso la promozione
il Re nemico, pensandolo ormai vecchio.
Così senza nessuna riflessione
si spronò avanti, ma il Re a specchio
si mosse nella stessa direzione
finchè l’afferrò per un orecchio.
“Vi chiedo perdono, sua Maestà”
disse il fellone appena catturato,
ma il Sire lo mangiò senza pietà…
Ogni pedone d’ora in poi è avvisato
se vuol far gare di velocità
ripassi la “norma del quadrato”.
Raissa
La batteria di pezzi che voglio proporre oggi è Raissa, composta da Donna + Cavallo + Alfiere. Come le altre è ispirata ad una città invisibile di Calvino, che la descrive così:
“[…]Eppure, a Raissa, a ogni momento c’è un
bambino che da una finestra ride a un cane che è saltato su una
tettoia per mordere un pezzo di polenta caduto a un muratore
che dall’alto dell’impalcatura ha esclamato: -Gioia mia,
lasciami intingere!- a una giovane ostessa che solleva un piatto
di ragù sotto la pergola, contenta di servirlo all’ombrellaio che
festeggia un buon affare, un parasole di pizzo bianco comprato
da una gran dama per pavoneggiarsi alle corse, innamorata
di un ufficiale che le ha sorriso nel saltare l’ultima siepe, felice
lui ma più felice ancora il cavallo che volava sugli ostacoli
vedendo volare in cielo un francolino, felice uccello liberato
dalla gabbia da un pittore felice d’averlo dipinto piuma
per piuma picchiettato di rosso e di giallo nella miniatura
di quella pagina del libro[…]”
Tutti i quadretti di matto che fanno da corollario all’illustrazione di Fabio Lanza si risolvono con una mossa del Bianco: si può ingrandire l’immagine cliccandoci sopra.