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Zeitnot!
ZEITNOT
(da: “L’ora di Barga” Canti di Castelvecchio
di G.Pascoli )
Alla mia sedia donde non sento
se non scacchisti brusir pian piano,
al mio orecchio viene col vento
il buon consiglio di un non lontano
amico mio, ch’è alle mie spalle,
ma finge d’essere a fondovalle.
Tu dici, è l’ora, tu dici, è tardi;
voce che cadi lieve dal cielo.
Ma un poco ancora lascia che guardi
ho innanzi agli occhi grigiastro velo;
vedo una Torre là sullo sfondo..
non so che fare.. son tremebondo.
Lasciami immoto qui rimanere
fra secco batter d’altro pulsante,
irresoluto, col mio sedere
ben adagiato: quasi pensante!
Sulla scacchiera la mente fissa,
e giù nel petto il cuore che rissa.
Tu vuoi che muova dunque l’Alfiere
Voce che cadi blanda alle spalle,
ma non son certo, lascia vedere..
non vorrei prender delle farfalle.
Lo so ch’è l’ora, lo so ch’è tardi;
ma un poco ancora lascia che guardi.
Lascia che guardi la posizione,
lascia che osservi le case nere,
le debolezze per niente buone..
Se un infilata ho da temere;
che nel cantuccio d’ombra romita
sia certo il Re della sua vita.
Ed or la voce quasi mi strilla
due volte un grido quasi di cruccio.
Ma vada a bersi la camomilla,
ch’io non mi muovo dal mio cantuccio.
E’ tardi? E’ l’ora? Già…è caduta..
la bandierina!.. Non l’ho veduta.
Viaggio nella “Theoria”.
THEOS, E’ IN DISGRAZIA?
Theos..è in disgrazia? Il viaggio permetteva al viaggiatore greco di dedicarsi all’autopsia, ovverossia di verificare le conoscenze ch’egli possedeva vedendo tutto “con i propri occhi”.
Per poter praticare l’autopsia, i campioni di scacchi, fino alla caduta del muro di Berlino,si sforzavano di visitare Mosca e le sue scuole scacchistiche.
Curiosamente si è battezzata questa specie di viaggio consacrato alla scoperta di paesi sconosciuti “Theoria”.
Il cambio di mentalità che si opera all’apogeo del secolo di Pericle fà si che la parola “theoria” divenga un termine ambiguo e che i viaggi intrapresi al fine di conoscere nuovi paesi si tramutino in itinerari o pellegrinaggi cosicchè tutto il cerimoniale acquista una tinta religiosa.
“Theoria” si può rapportare a “Thea” (osservare) e a “Theos” (dio). Il teatro (Theatron) è l’arte di osservare il muro…il muro verso il quale convergevano gli sguardi durante le rappresentazioni: la “skenè” o scena.
In genere, nell’antico teatro, questo muro fu distrutto dal tempo (ciò che, per la loro struttura, non avvenne per i gradini).
Grandezza e decadenza della rappresentazione teatrale!
Platone, nelle sue “Leggi”, distingue il viaggiatore che non si accontenta del suo obbligo professionale dai “veri osservatori (theoros) che sono attratti dagli spettacoli artistici (theoremata) che si offrono ai loro occhi ed alle loro orecchie”.
Ludeck Pachman definì la theoria, nel gioco degli scacchi, come “l’insieme delle riflessioni fatte sulla realtà scacchistica partendo dalla pratica”… Theos (Dio) è stato completamente abolito, come si conviene a un’epoca ove i titani hanno sostituito gli dei.
A questo povero Theos in disgrazia non rimane più che la speranza che si avveri la profezia di Testori: “Il XXI° secolo sarà religioso o non sarà “.
Io, (ma mi chiamo Bòlmida…chi è costui?) spero il contrario.
Carlo Bolmida: scacchi, arte e divertissement!
Quella che presento di seguito è l’autobiografia di Carlo Bolmida (l’accento cade sulla prima sillaba), artista torinese appassionato di scacchi e molto attivo presso la Società Scacchistica Torinese. Il mio interesse per lui è nato grazie alla segnalazione di Bruno Manzardo che mi ha mostrato alcune sue opere a tema scacchistico: ne sono rimasto subito affascinato! Ho cercato su internet ed ho scoperto due riferimenti importanti, il suo sito “pezzotocco” e anche “partecipiamo” che ospita diversi suoi contributi artistici e letterari. Raccomando a tutti i lettori che amano le sezioni arte e poesia, ma anche gli aforismi e le curiosità, di andare a scoprire queste miniere dove anche io presto attingerò a piene mani per nuove ispirazioni a tema artistico e scacchistico.
AUTOBIOGRAFIA IN DUE PAGINE
di Carlo Giuseppe Pietro Bolmida
Sono nato a Torino il 6 Giugno 1928 alle 17.20.
Ho visto la luce presso il Reparto Ostetrico, allora famoso, dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino.
A 5 anni fu chiara all’insigne scultore e pittore conte Annibale Galateri di Genola, amante della mia cara zia Cecè, la mia spiccata predisposizione all’arte per le mie produzioni a colori. Malgrado le sue insistenze mi fecero intraprendere studi Classici con l’obiettivo: Medicina e Chirurgia.
A 17 anni, l’11 Febbraio 1945, fui colpito al piede destro da grossa scheggia durante l’ennesimo bombardamento diurno.
Persi la funzionalità perfetta (anchilosi) del piede destro e addio obbligatorio alla corsa (3000) e molti altri sport che amavo.
Avevo disputato le gare regionali dei 3000 piani, classificandomi sempre al primo posto con tempi ragguardevoli. Keniani ed etiopi non c’erano….
Praticai egualmente da amatore, canottaggio, nuoto, ciclismo e vela.
Finita la guerra frequentai la palazzina in hickory dell’YMCA, dove un sergente dei Marines m’insegnò il gioco degli scacchi…
Con grandi sofferenze fisiche e volontà, senza aiuti familiari, conseguii la licenza di Maturità Classica.
Cominciai a lavorare con le mani, la schiena e buona volontà già al Liceo e continuai anche durante il corso di Laurea in Medicina, che conseguii nel 1955, a 27 anni, con 103/110.
Ma per i consigli insistenti del prof. Costanzo, caro, grande medico di mia madre, mi piegai a conseguire in seguito la Specializzazione in Odontoiatria!
Dopo aver passato 18 mesi terribili alla clinica S. Michele di Bra per malati di mente e alla Clinica Neurologica, Primario il prof. Bolsi, perché desideravo conseguire la specializzazione in Neurologia e Psichiatria, divenne sempre più urgente guadagnare qualche soldo per sposare la mia Giò, unico mio grande amore.
Nel frattempo conseguii con il Professor Azzo Azzi, la Libera Docenza in Igiene e Dietologia. (PROF:!!! uno degli ultimi.subito dopo, forse per la vergogna, fu eliminato il titolo.)
Sempre non ne menai vanto per evitare tediose, imbarazzanti domande.
Infatti, non mi servì mai professionalmente. Ma quanto studiai e lavorai!
Mi diedi infine esclusivamente all’Odontoiatria.
Per indole e temperamento non pensai mai al denaro. E se ne guadagnai egualmente, lo spesi a piene mani o lo dedicai alla mia adorata figlia Rossella, nata il 3.3.1957.
Per tutta la vita imbrattai tele e creai foto e pitture artistiche. Mie “opere” riempiono i muri della SST e di casa.
Mi dilettai ovviamente nello scrivere elzeviri scacchistici e…poesiole varie.
A 42 anni, mi colse un decisivo desiderio di migliorare, comprendendo che il gioco fosse più complesso, cercai nell’inverno la sede della Società Scacchistica Torinese.
Compresi che gli scacchi erano un’altra “cosa”, più difficile e affascinante, e da allora ne feci il mio hobby principale pur non elevandomi mai ad un livello men che mediocre (2° Nazionale ).
Viceversa mi dedicai molto al Circolo e feci parecchio per il suo sviluppo.