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Lo stallo dell’esagerato.
Qualche giorno fa durante una delle mie lezioni ho assistito ad un classico “stallo dell’esagerato”: il tipico caso in cui chi è in vantaggio vuole “sadicamente” ridicolizzare l’avversario promuovendo tutti i pedoni rimastigli; è molto frequente che l’ultima promozione metta in stallo il Re difensore con risate generali e rivalsa del giocatore in svantaggio.
Per questa situazione avevo già coniato anni fa un proverbio: “Tante Regine presenti al gran ballo e il Re contento rimane stallo!”, per il quale la mia amica Erika Pili aveva anche realizzato una stupenda litografia che potete ammirare in questo post. Così, volendo trasformare in filastrocca questa “lezione” ho deciso di farne un’ottava, che pubblico di seguito:
Lo stallo dell’esagerato.
Tutti esultanti sono i pedoni
verso la fine del combattimento
quando il Re è in tristi condizioni
e assiste solingo e sgomento
a continue e sprezzanti promozioni
sino a non aver più movimento.
Ma con tante Regine presenti al ballo
il Re infine è contento: perché è stallo!
Tempo contro materiale.
Mentre proseguono le lezioni ad Osilo (ieri terzo appuntamento), che coinvolgono quest’anno ben 4 classi, di cui una prima elementare (il nuovo ciclo della maestra Pinuccia Bassu, grazie alla quale – 6 anni fa – tutto è cominciato) ed una prima media che riunisce tutti i ragazzi che seguo appunto dalla prima elementare. Ci si potrebbe chiedere come mai tra questi non ci siano i “dominatori” delle competizioni regionali: rispondo laconicamente che intanto non le hanno mai disputate, dimostrando scarso interesse per l’agonismo, e poi il mio lavoro con loro è stato prevalentemente scolastico e quindi non ho potuto seguirli troppo dal punto di vista “sportivo”.
Quest’anno però ho in parte cambiato approccio, oltre a proseguire il lavoro nella scuola ho chiesto uno spazio per poter seguire chi volesse approfondire la conoscenza tecnica del gioco degli scacchi. Siamo giunti al secondo appuntamento e sono certo che i risultati non tarderanno a vedersi.
Ma lo spunto per questo post è stata la lezione improvvisata di ieri pomeriggio al Canopoleno, con la terza primaria di Rita Sabatino: ho proposto una partita in cui il Bianco ha solo Re e pedoni, mentre il Nero ha tutti i pezzi e i pedoni. Il Bianco però può fare tre mosse per ognuna che ne fa il Nero. Ho prima chiesto ai bambini quale “partito” scegliessero e in verità dopo tre votazioni ad alzata di mano (tanto erano indecisi) abbiamo dovuto procedere al conteggio esatto: io avrei giocato col Bianco e loro coi Neri. La partita è stata davvero divertente e ha dimostrato come il Tempo sia superiore al Materiale; ho però promesso che la prossima volta loro avranno le tre mosse ed io tutto il materiale.
Il “materialismo” negli scacchi.
Oggi era una giornata dedicata interamente alla scuola primaria del mio quartiere, Santa Maria di Pisa: dopo 5 ore di lezione in via Cilea ho chiuso in bellezza con altre due ore all’oratorio Costia Russo. Mentre passeggiavo, come di consueto, durante le partite dei bambini ho notato per l’ennesima volta la curiosa abitudine di collocare i pezzi catturati sul bordo interno della scacchiera: è una cosa che mi ha sempre incuriosito e che inizialmente avevo sempre attribuito al poco spazio dei banchi scolastici. Col tempo però ho notato che anche alternando le scacchiere in modo da lasciare tra una coppia e l’altra un banco vuoto i pezzi venivano sempre messi in bella mostra al bordo della scacchiera, ed oggi credo di aver avuto l’intuizione per darne un’interpretazione psicologica.
A mio parere i bambini vogliono tenere sott’occhio (e sottomano) le prede catturate per farne in qualsiasi momento un puntuale conteggio, e questo sarebbe legato ad un esigenza venale e materialistica, ma anche ad una autogratificazione sulla propria “bravura” nell’aver catturato i relativi pezzi dell’avversario. Insomma una specie di “feticcio” che ricorda l’abitudine di alcune specie animali di ostentare le proprie prede (mal vezzo anche umano purtroppo). Ma anche una sana iniezione di fiducia e di autostima, che cresce in proporzione con l’ingrossarsi della fila del materiale catturato: è molto frequente che i bambini mi chiamino per comunicarmi i loro “guadagni” ed io spesso cerco di frenare questa loro smania con questa affermazione: “Gli unici pezzi che contano sono quelli rimasti sulla scacchiera: guarda, il tuo avversario ha ancora la possibilità di darti scacco matto!”.
Talvolta poi nascono contenziosi curiosi legati ai pedoni promossi a Regina e subito ricatturati: qualcuno pretende di conteggiare tale pedone come fosse una regina, e non di rado accade che l’avversario scelga la sottopromozione ad Alfiere per fare un “dispetto” al suo rivale. Oppure in caso di promozione su un’altra scacchiera se prendo in prestito una regina catturata da un altro banco si levano le proteste del giocatore che viene privato del suo trofeo dal suo “carniere”…
Naturalmente per fini didattici e pedagogici anche io assecondo spesso questa loro propensione ai calcoli, anche per mostrare la grande potenzialità di problem solving alle maestre. Proprio questo pomeriggio la quarta della maestra Rita ha voluto che spiegassi perchè il pedone valesse 1, il Cavallo e l’Alfiere 3, la Torre 5, la Donna 9 o 10 e il Re “non abbia prezzo”. Così ne è venuta fuori una lezione “maieutica” in cui li ho portati a ragionare sul significato di valore di scambio, di forza d’azione dei pezzi, e sul valore relativo del materiale.