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Ex-Q, la battaglia continua…
Presto riprenderò i miei corsi di scacchi gratuiti alla cittadinanza per conto dell’Associazione culturale Ex-Q, in via Angioy n° 1 a Sassari, presso la ex questura occupata un anno fa e rivitalizzata con innumerevoli iniziative artistiche, culturali, politiche, sociali e spettacolari.
Nel frattempo, oltre all’ufficializzazione dell’Associazione con l’iscrizione all’Agenzia delle Entrate, il deposito dello statuto e il contratto per l’utenza ENEL, anche molti settori delle amministrazioni comunali e provinciali hanno potuto apprezzare il grande senso di responsabilità che ha caratterizzato questa occupazione, che i più disinformati continuano a immaginare come il tentativo di quattro sbandati di creare un centro sociale per andare a sballarsi.
Frutto di questo immaginario è anche l’ultimo attacco agli occupanti, partendo dal pretesto di una forte provocazione artistica installata nei muri dell’ingresso ad opera del gruppo Urban Lab: si tratta dell’antropomorfizzazione di una multinazionale che con impudenza sversa prodotti petroliferi direttamente in mare; il mare è quello di Porto Torres vittima di un disastro ambientale taciuto dai media e per il quale gli artisti della ex-Q si sono subito mobilitati nell’operazione denominata Black Fish, iniziata con la costruzione di un’imponente balena “spiaggiata“, costruita coi sacchi di materiale inquinante che le squadre della E-ON (responsabile dello sversamento in mare) hanno in fretta e furia ammassato nelle spiagge nei giorni seguenti all’incidente.
Ora il fatto che nell’opera di Stefano Campus ci fosse ad emblematizzare questo stupro della natura un vero pene umano, ha fatto gridare allo scandalo qualcuno che anziché guardare la luna si sofferma sul dito. Per settimane si sono fatti attacchi gratuiti agli occupanti accusati di imbrattare i muri con la loro “pseudo-arte”; poi si sono minacciate querele, richieste di dissociazioni da affermazioni fatte da ignoti su Facebook, e infine organizzati banchi di raccolta firme in merito all’occupazione della ex questura.
Ma come gli scacchisti sanno le minacce non sono sufficienti a decidere una partita, così la battaglia continua per restituire alla città una nuova coscienza a partire dal ripensamento degli spazi pubblici, dove i cittadini potranno essere attori protagonisti e non semplici pedoni mossi dall’alto!
Voglio concludere esprimendo tutta la mia solidarietà personale a Stefano Campus, presentando alcuni suoi splendidi studi a tema scacchistico, il cui fascino metafisico sarà apprezzato anche da tutti gli appassionati del mondo!
Dorotea
In omaggio a “Le città invisibili” di Italo Calvino, libro combinatorio la cui struttura richiama le infinite combinazioni del gioco degli scacchi, ho pensato di dare alle batterie dei pezzi i nomi femminili scelti da Calvino. Cercherò di rendere il meno possibile arbitraria la scelta, citando un brano che mi ha fatto propendere per quel nome…
Il primo esempio che voglio fare è quello della città di Dorotea, dove si legge: “Vi arrivai nella prima giovinezza,una mattina, molta gente andava svelta per le vie verso il mercato, le donne avevano bei denti e guardavano dritto negli occhi, tre soldati sopra un palco suonavano il clarino, dappertutto intorno giravano ruote e sventolavano scritte colorate. “
La donna e i tre soldati sono quindi la batteria Donna più tre pedoni: nell’immagine sotto, dove capeggia la bellissima illustrazione di Fabio Lanza, in ogni “quadretto” il Bianco muove e vince in una mossa!