Il fair play negli scacchi.
Lo spunto per questo post è dato dalla recente lettera aperta che un gruppo di titolati GM italiani hanno indirizzato alla Federazione Scacchistica Italiana, nella quale si chiede apertamente a tutto il movimento scacchistico (giocatori, istruttori e dirigenti) di fare del loro meglio per dimostrare che gli scacchi sono un gioco sano e pulito.
Anche se nelle intenzioni dei firmatari gli obiettivi sono quelli di stigmatizzare il ricorso sleale al cheating e addirittura alle partite combinate per favorire o sfavorire in classifica altri giocatori (spesso in relazione a premi in denaro o qualificazioni a importanti campionati), questa lettera ha anche aperto un’autostrada per iniziare a parlare veramente della correttezza degli scacchisti, dentro e fuori dalla scacchiera.
Personalmente, forse esagerando, ho sempre pensato che la cornice della scacchiera debba comprendere anche i due giocatori, e ho sempre cercato di non fare uno sgarbo al mio avversario di nessun genere: per esempio pestando violentemente l’orologio nelle fasi di zeitnot, reiterando proposte di patta puntualmente rifiutate dall’avversario, bivaccando con snack e beveroni incredibili durante il turno di riflessione dell’avversario, e così via dicendo…
Io, forse non sono un agonista, ma mi dissocio totalmente da quel pensiero attribuito a Lasker che essendo gli scacchi una lotta si deve cercare di ottenere il massimo di disturbo psicologico (per esempio se l’avversario odia il fumo di fumargli contro, se si giocasse all’aperto di metterlo a sfavore di luce ecc.).
Ma mi spingo anche oltre: se una partita è irrimediabilmente persa (una Torre o una Donna in meno senza alcun compenso) stringo la mano all’avversario anziché aspettare una sua cappella che possa ribaltare l’esito; molte volte ho avuto discussioni nel merito con dei bravi giocatori agonisti che invece dicono: “Se l’avversario ha due pezzi di vantaggio è perché io ho sbagliato, quindi perché non dovrebbe sbagliare anche lui?”. Semplicemente perché continuando a giocare glielo sto , poco sportivamente, augurando.
Adesso, io considero fair play un atteggiamento che al termine della partita deve farci sentire più amici di prima anche se io ho meritatamente perso: ogni mezzuccio utilizzato da un agonista per vincere finisce inevitabilmente per minare un’amicizia ma anche solo una relazione di conoscenza. Il gioco degli scacchi non è un’arte marziale in cui devo mettere al tappeto fisicamente l’avversario, e neppure come pensava Fischer “di annientare il suo ego”. Da istruttore io sto molto attento che i miei allievi non adottino mai un comportamento così anti sportivo e mi piacerebbe che questa fosse la prassi per tutti, giocatori e istruttori: la vittoria ad ogni costo è una sconfitta per il bene degli scacchi.
Concordo in pieno. Da istruttore anch’io tengo principalmente alla correttezza dell’atteggiamento e soprattutto a far imparare ai miei allievi che quando si perde la cosa va ACCETTATA per quello che è.
E’ la parte più importante che insegno, probabilmente (e chiaramente sto ben attento ad essere io stesso un modello per loro); un ragazzo diventa davvero forte quando è sereno nel giocare ed impara a incassare le sconfitte.
Incassare le sconfitte non significa pensare: “si, ma non era davvero più forte, stavolta ho sbagliato io ma poi lo batterò”. Incassare le sconfitte davvero è ben più difficile. E’ dire: “Ho perso, punto! Devo migliorare nel gioco!”
Hai perfettamente ragione Sebastiano, non a caso, secondo me, si chiama nobil gioco. Ricordo che quando giocavo (malino) abbandonavo anche solo in posizione ingiocabile con un pedone in meno, e mi destabilizzavano atteggiamenti atti al disturbo (come pestare i pezzi o l’orologio). Credo che gli atteggiamenti “disturbanti” arrivino in particolar modo dall’approccio a sport come il calcio, o da atteggiamenti tipici di chi voglia primeggiare ad ogni costo, vedendo gli scacchi come uno dei pezzi per farlo, laddove il quotidiano si riveli ostile. Far fare due risate ricordo la frase, detta più volte, di un giocatore che proponeva la patta in questo modo: “o patta o giochiamo fino alla morte, re contro re” 😀 Oggi il promettente ragazzo si è laureato in psicologia, probabilmente anche per analizzare questo suo “disturbo”. Scherzo naturalmente.
Carissimo Sebastiano è ovvio che hai pienamente ragione e che tutto quello che dici è sottoscrivibile. Ci vorrebbe un impegno da parte di tutti per cambiare le cose. Io nel mio piccolo continuo a istigare nei miei allievi gli stessi principi che tu hai enunciato, arrivo anche a dire loro che se li “becco” in comportamenti poco sportivi e leali possono andare a cercarsi un altro istruttore….
Nella pratica e legandoci al documento diffuso dalla FSI penso che alcune cose si possano fare subito. Intanto si potrebbe utilizzare di più la formula di punteggio con 3 punti per la vittoria, 1 per la patta e 0 per la sconfitta. Così si limiterebbe il fenomeno delle troppe patte. Naturalmente questo non risolve il problema dei punti “venduti”, in questo caso l’unica cosa da fare è attenzionare le partite che “contano” con un costante monitoraggio degli arbitri e con la pubblicazione delle stesse in maniera che eventuali “stranezze” siano sotto gli occhi di tutti. Un altra cosa potrebbero farla gli organizzatori, evitando di invitare giocatori poco “combattivi” e troppo inclini al pareggio…. Meglio qualche norma in meno che risultati poco chiari.
Interessante questo sitarello… Scusate se sono un po’ off topic ma non sapevo come fare ad iniziare un nuovo post.
Alcuni mi conoscono di persona, altri conoscono il mio nome, ma molti si chiedono “Chi cavolo è questo qua?” Sono uno che giocherellava con quei pezzetti di legno, con in mente una sola cosa: vincere ad ogni costo, ma nel pieno rispetto dell’avversario. A volte riuscivo, a volte no.
Adesso la cosa non mi interessa un granchè, appartengo a un’altra comunità che si occupa di scacchi ma in modo un po’ diverso. Per cui… Vinca il migliore! Che però potrà dire di essere il migliore solo il giorno in cui mi batterà. 🙂
Per adesso, un saluto a tutti.
Rodolfo
P.S. Ma come si fa ad iniziare una nuova discussione qui?
Scusate, vado off topic… Abbiate un po’ di… Fair Play!
Da un paio di mesi ho ripreso a giocare, ma solo per corrispondenza. Devo dire che si tratta di un’esperienza coinvolgente, oltre che molto utile per coloro che vogliono migliorare la propria conoscenza delle aperture.
Vero è che oggi giocare per corrispondenza significa affidarsi ai motori scacchistici, ma è altrettanto vero che riuscire a comprendere quello che un motore scacchistico vuol fare significa migliorare la propria conoscenza. Perciò… lancio la sfida! C’è qualcuno che desidera confrontarsi con me e con tanti altri giocatori internazionali?
Vi avviso però… ho completato (finora) 28 partite, vincendone 12 e pattando le altre 16. Nessuna sconfitta, ELO in crescita (al momento 2073).
Il server di gioco è completamente gratuito.
http://www.chess-server.net
Se in molti aderiscono posso proporre all’Amministratore del server di organizzare la “Coppa di Sardegna”, a squadre tipo Coppa Italia ma a costo zero.
Aspetto riscontri e, mi raccomando, non dimenticate la faccenda del fair play!
Rodolfo