Archivio di Dicembre 2012
Tre Italiani in vetta al Campionato del mondo di scacchi per corrispondenza.
Quando manca una sola partita (ininfluente) al termine del 25° Campionato mondiale per corrispondenza, il Catanese Fabio Finocchiaro si è già aggiudicato matematicamente il titolo di campione del mondo. Dietro di lui altri due Italiani, Elio Vassia di Stambino (TO) e Sante Giuliani di Viterbo: tutti e tre sono GM per corrispondenza!
La cosa eccezionale è che il neo campione del mondo Finocchiaro ha ben 73 anni, la qual cosa è garanzia che la sua esperienza personale deve essere stata determinante in un mondo dove l’utilizzo dei computer (quantomeno come controllo errori tattici) è diventata una prassi. Ma allora, si chiederà il lettore, se tutti usano il computer che merito c’è per l’uomo? La risposta è proprio questa vittoria di Finocchiaro, perché anche ammesso che ognuno possa utilizzare strumenti esterni (powerbook, database di partite, tablebases di finali) la differenza la fa proprio la maggiore consapevolezza strategica dell’uomo rispetto alla macchina: in tantissime circostanze il “mostro al silicio” mostra numerose varianti tutte allo stesso valore (generalmente tendente all’equilibrio); è proprio in queste circostanze che l’uomo può metterci del suo, intuendo quale mossa nel lungo periodo (il cosiddetto “orizzonte” che il computer non può superare) darà maggiori opportunità. Proprio per questo non mi stupisce che la vittoria possa andare ad un “Seniores” rispetto alla controtendenza del gioco a tavolino, dove la “freschezza” dei giovani giocatori sta monopolizzando negli ultimi anni il ranking mondiale.
Le “privatizzazioni”
Curiosando sul web ho visto un video di una manifestazione di operatori a favore della Sanità pubblica che hanno inscenato una partita di scacchi viventi per spiegare “le mosse” del governo a favore della Sanità privata. Ora, poiché le ricette neo-liberiste sono uguali in tutto il mondo, questa corsa alle privatizzazioni e la metafora degli scacchi mi spinge a qualche suggestione. Poniamo che lo Stato sia il giocatore coi pezzi bianchi e a seguito di un certo numero di sconfitte non concluda che sia meglio imparare dai propri errori (evitare gli sprechi), ma piuttosto affidare la guida dei suoi Cavalli ad un giocatore esterno (privatizzazione degli assets strategici del suo Paese). Dopo una serie di altre, inevitabili sconfitte, decide che le privatizzazioni fossero state troppo timide e decide così di privatizzare anche Alfieri e Torri. Le sconfitte continuano e si decide che persino i propri privilegi debbano essere abbandonati (Regina e Re). Come conseguenza logica di tutte queste privatizzazioni il giocatore (lo Stato) è costretto a lasciare il suo posto alle Multinazionali, che giocano la partita secondo i loro comodi.
Ecco, a mio modesto avviso queste privatizzazioni non sono altro che privazioni al pubblico di beni fondamentali: Salute, Istruzione, Comunicazioni, Energia, reti stradali, beni mobili e immobili dello Stato, acquedotti, licenze, concessioni demaniali ecc. Col risultato che se vorremo far parte della “partita” la dovremo fare necessariamente nel ruolo di pedoni (pagando naturalmente!).
Prove di “brainstorming”.
Ispirato dalla lettura del libro di Giangiuseppe Pili “Un mistero in bianco e nero” ieri pomeriggio ho voluto provare un nuovo tipo di lezione che chiamerò “brainstorming”. Partendo da un’intuizione che la conoscenza si possa scomporre fino a trovare gli atomi (cioé, etimologicamente, parti non ulteriormente divisibili), che Giangiuseppe Pili ha postulato essere la singola casella. Questa nozione statica della casella come unità del complesso edificio degli scacchi risente però di poca considerazione degli aspetti dinamici (ciò che i pezzi possono fare nella suddetta casella…).
Così, coi bambini della quarta primaria della maestra Michela Carboni, abbiamo fatto una chiacchierata partendo dalla seguente domanda: “Quante azioni si possono fare su una casa?” Ai loro sguardi perplessi ho aggiunto, mettendo un pedone sulla casa E6: “Per esempio si può occupare, con un pezzo o pedone, oppure quando lo si muove la si può liberare…”
E’ bastato questo primo esempio per dare il via ad un fuoco di fila di risposte, senza alcuna forzatura da parte mia che ho svolto solo il ruolo di ordinare le loro idee chiedendo di volta in volta di esprimere al meglio le loro proposte; quando un bambino definiva chiaramente un concetto già noto alla letteratura scacchistica allora io lo traducevo nel relativo termine specialistico.
Una delle prime idee (Davide) è stata “avanzare” (perché sulla casa e6 avevo posto un pedone, ma nel caso del pezzo l’idea si moltiplica in proporzione: per es. la Donna, il Re e il Cavallo possono muovere in 8 direzioni diverse; l’Alfiere e la Torre in 4). Poi è stato notato (Nicolò) che il pedone può “controllare“; da cui si è dedotto che può “difendere” (Angelo) e “attaccare” (Gavino); Ottavio ha notato che il pedone si può “bloccare” (ha usato proprio questa parola!); Giorgia ha aggiunto che ci si può “ritirare“, intendendo che si può ripiegare su di essa in seguito ad un attacco; Sara ha a questo punto affermato che una casa si possa “abbandonare”, termine che ho trascritto come “concedere” sottolineando la cessione all’avvarserario; Antonio ha detto che si può “scappare“, intendendo che diventi nascondiglio (la cosiddetta “casa di fuga”); a questo punto Niccolò ha affermato che si può “infierire” e alla mia maggiore richiesta di spiegazioni Ottavio ha interpretato (giustamente come ha riconosciuto Nicolò) che forse intendeva dire “interferire“, cioé ostruire più linee che passano per tale casella (ancora una volta restavo basito di questo esercizio maiuetico!). Ho quindi invitato ognuno di loro a proporre nuove idee, perché non sapevo neanche io cosa stavamo cercando quindi ognuno di loro poteva trovare un’idea originale! I bambini non avevano bisogno delle mie esortazioni perché questa “esplorazione” li stava davvero divertendo. Così Manuel ha proposto “superare” e ad una mia richiesta di far chiarezza è emerso il concetto di “rinforzare“, inteso come disporre a controllo di quella casa più forze di quelle che può disporre l’avversario; Alessandro ha proposto “contrattaccare“; “Maria Grazia” ha avanzato la proposta “individuare“, che ha poi spiegato come un traguardo da raggiungere (la casa focale?); Fabrizio ha aggiunto “ordinare“, intendendo la casa come un passaggio in cui i pezzi devono passare in un certo ordine (ma noi scacchisti sappiamo che le case possano essere ordinate e anche “coordinate”, vedasi la teoria delle case “combinate”); Davide ha proposto “imprigionare“, e al mio invito a spiegarsi meglio ha chiarito “circondare la casa tutto intorno, come quando si fa matto al Re!”; Angelo ha proposto “comandare” e dopo qualche chiarimento siamo arrivati al concetto di “dominare“; Alexia ha trovato l’idea di “semplificare” (cioé rendere più chiara la posizione attraverso gli scambi!). La cosa incredibile è che io so che, nonostante vedo questi bambini già da quattro anni non hanno le competenze tecniche per conoscere questi concetti. La ricerca è continuata con la proposta di Manuel, “confondere”, che dopo gli opportuni chiarimenti è diventata “ingombrare“; un’altra proposta di Ilaria, “rallentare”, dopo un po’ di approfondimento ha suggerito l’idea di “temporeggiare” (che ha in nuce sia il concetto di triangolazione, sia quello di zugzwang, sia quello di mossa di attesa!); Sara e Gavino hanno poi proposto “passeggiare”, dal quale si è giunti al concetto di “transitare” cioé utilizzare la casa come smistamento da un’origine ad una diversa destinazione; Laura ha poi avanzato l’idea di “contare” che la maestra ha interpretato come “pianificare” le diverse opzioni; da cui poi sono arrivate altre idee, come sdoppiare o “doppiare” (cioé fare un doppio attacco o un doppio piano a partire da una determinata casa) e persino l’idea di “avamposto” (proposta da me su una definizione articolata di Alessandro di “attaccare indisturbati”).
Incredibilmente, dopo un’occhiata all’orologio ci siamo resi conto che non sarebbe più bastato il tempo per giocare a scacchi (il momento più atteso dai bambini) essendo già trascorsi tre quarti d’ora (e la fase di brainstorming non si poteva certo considerare conclusa!), e allora Ilaria mi ha portato un suo componimento in tre pagine scritto utilizzando le parole trascritte alla lavagna; e a ruota pure Nicolò e Gavino mi hanno portato i loro lavori. Ho già parlato della loro partecipazione al gioco con le rime, e la maestra mi conferma che spesso vogliono mettere in rima anche il lavoro scolastico svolto negli altri giorni della settimana. Ripropongo l’incipit della filastrocca di Ilaria.