Il “materialismo” negli scacchi.
Oggi era una giornata dedicata interamente alla scuola primaria del mio quartiere, Santa Maria di Pisa: dopo 5 ore di lezione in via Cilea ho chiuso in bellezza con altre due ore all’oratorio Costia Russo. Mentre passeggiavo, come di consueto, durante le partite dei bambini ho notato per l’ennesima volta la curiosa abitudine di collocare i pezzi catturati sul bordo interno della scacchiera: è una cosa che mi ha sempre incuriosito e che inizialmente avevo sempre attribuito al poco spazio dei banchi scolastici. Col tempo però ho notato che anche alternando le scacchiere in modo da lasciare tra una coppia e l’altra un banco vuoto i pezzi venivano sempre messi in bella mostra al bordo della scacchiera, ed oggi credo di aver avuto l’intuizione per darne un’interpretazione psicologica.
A mio parere i bambini vogliono tenere sott’occhio (e sottomano) le prede catturate per farne in qualsiasi momento un puntuale conteggio, e questo sarebbe legato ad un esigenza venale e materialistica, ma anche ad una autogratificazione sulla propria “bravura” nell’aver catturato i relativi pezzi dell’avversario. Insomma una specie di “feticcio” che ricorda l’abitudine di alcune specie animali di ostentare le proprie prede (mal vezzo anche umano purtroppo). Ma anche una sana iniezione di fiducia e di autostima, che cresce in proporzione con l’ingrossarsi della fila del materiale catturato: è molto frequente che i bambini mi chiamino per comunicarmi i loro “guadagni” ed io spesso cerco di frenare questa loro smania con questa affermazione: “Gli unici pezzi che contano sono quelli rimasti sulla scacchiera: guarda, il tuo avversario ha ancora la possibilità di darti scacco matto!”.
Talvolta poi nascono contenziosi curiosi legati ai pedoni promossi a Regina e subito ricatturati: qualcuno pretende di conteggiare tale pedone come fosse una regina, e non di rado accade che l’avversario scelga la sottopromozione ad Alfiere per fare un “dispetto” al suo rivale. Oppure in caso di promozione su un’altra scacchiera se prendo in prestito una regina catturata da un altro banco si levano le proteste del giocatore che viene privato del suo trofeo dal suo “carniere”…
Naturalmente per fini didattici e pedagogici anche io assecondo spesso questa loro propensione ai calcoli, anche per mostrare la grande potenzialità di problem solving alle maestre. Proprio questo pomeriggio la quarta della maestra Rita ha voluto che spiegassi perchè il pedone valesse 1, il Cavallo e l’Alfiere 3, la Torre 5, la Donna 9 o 10 e il Re “non abbia prezzo”. Così ne è venuta fuori una lezione “maieutica” in cui li ho portati a ragionare sul significato di valore di scambio, di forza d’azione dei pezzi, e sul valore relativo del materiale.