Scacchi e letteratura.
Nei giorni scorsi ho proposto a diverse scuole di Sassari e provincia un nuovo e ambizioso progetto multidisciplinare e interscolastico. E’ il risultato di una mia idea che sulla scorta del bellissimo libro di Italo Calvino “Le città invisibili”, in cui gli scacchi giocano un ruolo fondamentale, vengono proposte ai bambini (di quarta o quinta primaria) delle gite di fantasia. I bambini dovranno ripercorrere le città descritte da Marco Polo al Kublai Kan, riscrivere i testi combinando raggruppamenti di pezzi (le batterie) che daranno vita a molteplici “quadri di matto”. Ma dovranno anche inquadrare storicamente e geograficamente i luoghi, dovranno disegnare le svariate città a scacchiera (quasi tutte le città doppie di Calvino) ed i loro personaggi e panorami; dovranno rappresentare alcune scene di vita quotidiana attualizzandole; dovranno insomma scoprire le città invisibili nella loro città.
Oggi ho voluto scrivere un sonetto sul tema delle lunghe chiacchierate serali tra Marco e il Kublai, davanti ad una scacchiera, solo per dimostrare come “Le città invisibili” siano un testo “canovaccio” aperto, nel pieno spirito sperimentale delle letterature potenziali di cui Calvino faceva parte.
Partite.
Su un vasto pavimento bianco e nero
di quadrati grandi e contrastanti
si fronteggiano Kublai, il condottiero,
e Marco Polo, il più noto dei mercanti.
Kublai vede scorrere il suo impero
nelle parole e nei gesti ammiccanti
di Marco, il viaggiator sincero,
come se fossero proprio lì davanti.
E basta dispiegare cianfrusaglie
sulla scacchiera come i personaggi
di quel reame frutto di battaglie
per rivedere uomini e paesaggi
dipanarsi sotto ai loro occhi
come altrettante storie di tarocchi.