Archivio di Settembre 2012
Gli scacchi: “Che noia mortale…”
Mentre le scuole hanno ripreso la loro attività (in Sardegna per lo più da lunedì 17 settembre) nei giorni scorsi ho iniziato i miei primi contatti con i dirigenti scolastici, ricevendo persino l’onore di essere accolto come “il famoso Sebastiano Paulesu”!
Ho già avuto modo di parlare anche con molte maestre referenti dei progetti di scacchi negli scorsi anni che, in linea di massima, vorrebbero tutte proseguire anche per quest’anno scolastico.
Così questo pomeriggio, al Convitto Nazionale del Canopoleno, ho fatto la mia prima lezione della nuova stagione, mentre venerdì riprenderò i laboratori anche con la 4^ A di via Forlanini, coi quali abbiamo un ambizioso progetto di manifestazione pubblica nell’ambito della rassegna “Progetto Ottobre in Poesia”, nel quale i bambini presenteranno i loro elaborati e le loro filastrocche a tema scacchistico.
La lezione di questo pomeriggio era rivolta alla classe 3^ della maestra Rita Sabatino: si tratta di una classe che mi ha riservato delle belle sorprese lo scorso anno e che conta – in proporzione alla giovane età – un livello omogeneo molto elevato: ai campionati giovanili scolastici, pur dovendo affrontare bambini delle quinte, hanno mostrato un grande carattere.
Nell’organico si sono aggiunti 5 nuovi alunni (uno dei quali oggi era assente) per cui ho dovuto fare una lezione introduttiva per spiegare il movimento dei pezzi, prima di farli giocare. Due di loro sono stati subito molto partecipi, una bambina è stata all’inizio un po’ titubante mentre un’altra, dopo aver perso due partite mi ha detto senza mezzi termini: “Io non voglio più giocare: sono di una noia mortale!”
Naturalmente ho sorriso ed ho cercato di convincerla, con l’aiuto di un’altra compagnetta, a leggere i miei proverbi illustrati nelle mie carte scacchistiche; anche questo non ha avuto l’effetto di coinvolgerla emotivamente. Allora le ho chiesto, sempre in compagnia, di provare a fare i conti del materiale catturato nelle partite dai compagnetti di scuola. Temo che neppure questo sia stato sufficiente a cancellare in lei la frustrazione per le partite perse ed il relativo disinteresse per un’attività dove parte notevolmente svantaggiata rispetto ai coetanei.
Questo mi fa riflettere sulla possibilità di intendere l’attività degli scacchi a scuola alla stregua di qualsiasi altra materia (nel caso specifico la maestra lo attribuisce ad un assestamento dovuto al nuovo ambiente ); immagino che razza di “tortura” possano essere gli scacchi senza una metodologia che si occupi proprio di questa categoria di bambini. Quando mi capita, per fortuna abbastanza di rado, io cerco in tutti modi di trovare l’accesso giusto per coinvolgerli nell’attività e tuttavia non posso affermare che si riesca sempre nell’intento. Però tutto sommato sono anche persuaso che non ci sia alcuna materia scolastica che raccolga l’entusiasmo unanime degli scolari.
Generalmente cerco di conquistare la loro attenzione con giochi che si possono fare sulla scacchiera, ma che esulano dal gioco degli scacchi, pur utilizzando la logica e spesso anche gli stessi pezzi. Lo scorso anno ho proposto anche un’attività più creativa, come quella di disegnare e colorare i miei proverbi e sono dell’idea di proseguire così anche per il futuro. Tutto pur di attenuare la sensazione che gli scacchi siano “una noia mortale”.
Il “doping” informatico negli scacchi.
Uno degli aspetti più belli degli scacchi, a differenza delle carte, è sempre stato quello che si parte “ad armi pari” e quindi la “fortuna” è quasi esclusa dal gioco. E’ chiaro che la differenza tra i due giocatori la fa l’abilità e l’esperienza degli stessi, e così è stato – più o meno – per secoli. Tuttavia la possibilità di barare negli scacchi non è mai stata assente, soprattutto con l’introduzione delle “macchine”.
A dire il vero la prima “macchina” per gli scacchi, il cosiddetto “Turco” (un automa che ha meravigliato tutto il mondo con la sua invincibilità) era un caso esattamente opposto: si trattava di un umano che faceva le mosse. E la stessa accusa rivolse il campione Kasparov al team di Deep Blu reo – a suo dire – di suggerire mosse umane al computer (certo che l’umano in questo caso poteva allora ambire al titolo di campione del mondo!)
Ma il tema di questo post è il cosiddetto “doping informatico”, cioé la possibilità di utilizzare la tecnologia per farsi suggerire le mosse. Nel frattempo infatti la potenza dei software è tale da essere superiore a quella dei GM, e la miniaturizzazione dovuta alle “nanotecnologie” rappresenterà un vero problema per i tornei. Il regolamento vieta l’introduzione di qualsiasi dispositivo elettronico in sala, ma già ora presumo che si possa nascondere “qualcosa” ed utilizzarlo al momento critico per esempio recandosi al bagno.
Questo è il vero problema: gli organizzatori dovrebbero predisporre un sistema che renda impossibile questo “traffico” verso la toilette. Ricordiamo di passaggio il caso Topalov-Kramnik, con il secondo che usufruì del servizio per ben 53 volte in una sola partita (giocando, per coincidenza, circa il 90% delle mosse del miglior software di allora).
Ma questo non sarebbe sufficiente perché i sistemi per barare si fanno sempre più ingegnosi, come l’auricolare di un finto sordo che invece era uno strumento per ricevere informazioni dall’esterno; o come la clamorosa combine della squadra francese alle olimpiadi che utilizzava un sistema complesso di codici tra capitano (che riceveva gli aiuti via sms) e giocatori che dovevano solo osservare gli spostamenti del capitano dietro di loro per decodificarli nella notazione numerica in uso nel gioco per corrispondenza.
In America, recentemente, un ragazzino ha vinto 8 tornei su 10 a cui ha partecipato, battendo giocatori di gran lunga a lui superiori e mettendo in mostra un gioco piuttosto brillante per un “umano”. Utilizzando (evidentemente là le regole sono diverse) una tavoletta digitale per la trascrizione delle mosse. Ad un controllo è risultato che riceveva “aiutini” dall’amico Fritz!