Archivio di Novembre 2011
Prendere appunti con il dito.
Uno degli autori che mi ha ispirato di più nell’adolescenza è stato Carlos Castaneda, che ha raccontato in una splendida serie di libri la cultura millenaria dei guerrieri toltechi e soprattutto la loro arte sciamanica, grazie all’apprendistato con Don Juan. In uno dei primi libri, narra Castaneda, Don Juan rimproverò Carlos perchè si “distraeva” nel prendere appunti… “Cosa dovrei fare allora?” “Potresti prendere appunti con il dito!” Gli rispose provocatoriamente Don Juan.
Questo paradosso mi è rimasto impresso per sempre e proprio recentemente ho persino dovuto metterlo in pratica in circostanze davvero eccezionali, dove mi si proibiva di prendere appunti! Ma non è questo il motivo di questo post. Ma un pretesto per parlare di una delle memorie più coinvolte nel gioco degli scacchi: la memoria procedurale. Chiunque abbia risolto il cubo di Rubik e sia in grado di rifarlo in meno di un minuto lo risolve in realtà grazie alla memoria procedurale. Chi gioca spesso partite lampo impiega lo stesso questo tipo di memoria, che Castaneda chiamava “conoscenza silenziosa”.
Si tratta di una sorta di conoscenza fatta di algoritmi ricorrenti, patterns o schemi che dir si voglia, tratti dalla propria esperienza precedente. Maggiore è il bagaglio tecnico a disposizione dello scacchista e maggiori sono le possibilità che delle idee vengano – per così dire – direttamente dalle proprie mani. Molti campioni mondiali (da Morphy a Capablanca sino ad arrivare a Karpov e Anand) sono guidati da un riconoscimento euristico che li porta a fare la mossa giusta quasi senza rifletterci, come se la posizione data sia un déjà vu.
Ieri mentre conversavo con alcuni amatori del gioco degli scacchi e con uno scacchista più esperto, che fa loro delle lezioni un po’ più tecniche, ho dato il consiglio di non commentare le partite mentre si svolgono ma analizzarle subito dopo facendo tutti i commenti che erano rimasti in sospeso per non interferire con l’attività mentale coinvolta nella partita.
Grazie alla mia buona memoria ho sempre seguito questo accorgimento quando faccio una partita con un principiante: tutti i consigli glieli elenco appena finita la partita evitando di sommergere di informazioni l’esordiente e lasciando quindi mano libera alla loro capacità di ideazione, ma soprattutto all’emergere di quella “conoscenza silenziosa” che tanta importanza avrà per la sua crescita scacchistica.
Zora.
“Al di là di sei fiumi e tre catene di montagne sorge Zora, città che chi l’ha vista una volta non può piú dimenticare. Ma non perché essa lasci come altre città memorabili un’immagine fuor del comune nei ricordi. Zora ha la proprietà di restare nella memoria punto per punto, nella successione delle vie, e delle case lungo le vie, e delle porte e delle finestre nelle case, pur non mostrando in esse bellezze o rarità particolari. Il suo segreto è il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare una sola nota. L’uomo che sa a memoria com’è fatta Zora, la notte quando non può dormire immagina di camminare per le sue vie e ricorda l’ordine in cui si succedono l’orologio di rame, la tenda a strisce del barbiere, lo zampillo dai nove schizzi, la torre di vetro dell’astronomo, la edicola del venditore di cocomeri, la statua dell’eremita e del leone, il bagno turco, il caffè all’angolo, la traversa che va al porto. Questa città che non si cancella dalla mente e come un’armatura o reticolo nelle cui caselle ognuno può disporre le cose che vuole ricordare: nomi di uomini illustri, virtù, numeri, classificazioni vegetali e minerali, date di battaglie, costellazioni, parti del discorso. Tra ogni nozione e ogni punto dell’itinerario potrà stabilire un nesso d’affinità o di contrasto che serva da richiamo istantaneo alla memoria. Cosicché gli uomini piú sapienti del mondo sono quelli che sanno a mente Zora. Ma inutilmente mi sono messo in viaggio per visitare la città: obbligata a restare immobile e uguale a se stessa per essere meglio ricordata, Zora languì, si disfece e scomparve. La Terra l’ha dimenticata.” Da “Le città invisibili” di Italo Calvino
In tutti i diagrammi seguenti, ispirati come sempre alla città raccontata da Calvino, la batteria composta da Donna + Torre + Alfiere muove e dà scacco matto in tre mosse: un po’ più difficile del solito quindi, mettetevi al lavoro perchè non pubblicherò le soluzioni!