Politically incorrect…
Ho trovato sul web un bel post, con la vignetta qui sopra, con una metafora sociale dei pedoni (gli umili cittadini) e degli altri pezzi (i benestanti) che nelle difficoltà trovano sempre riparo a scapito dei più sfortunati. Mi piace proseguire qui quella metafora parlando anche, un poco, della situazione socio-politica italiana.
I pedoni non rappresentano solo la forza lavoro di una società, ma anche il suo futuro: sono gli unici che posono cambiare il proprio status e diventare “qualcuno” degli altri componenti della società… Da questo punto di vista si potrebbe pensare che siano il “proletariato” della scacchiera: cioè i figli che sostituiranno le prossime classi dirigenti.
Chiunque giochi benino a scacchi sa che non si possono sacrificare pedoni perchè alla fine della partita saranno proprio quelli a fare la differenza. Invece in tutti gli Stati i sacrifici si chiedono sempre ai pedoni, perchè sono tanti, con il solo effetto di ritardare la disfatta.
Si innalza l’età delle pensioni (per fortuna nella scacchiera non è possibile aggiungere nuove traverse per rimandare il meritato premio di una vita di lavoro) ritardando l’ingresso nel mondo del lavoro delle nuove generazioni; il Capitale (che manovra i pezzi dell’Economia) preferisce investire in nuovi mercati, dopo aver saturato i precedenti, delocalizzando ed impoverendo le popolazioni “sovrasviluppate” dell’Occidente, col risultato che le nuovi generazioni non potranno mai ripagare le pensioni dei loro padri, e portando gli Stati verso un default inevitabile.
Consideriamo i “tagli lineari” all’istruzione pubblica e le sempre maggiori risorse alle scuole private (qui il proverbio “Piove sempre sul bagnato” è più che mai azzeccato!): mentre se da un lato si toglie un tetto alle classi pubbliche (le cosiddette classi “pollaio” con oltre 30 studenti) dall’altra si toglie il tetto minimo alle private (dove è ora possibile formare classi con meno di 8 individui). Il risultato di queste politiche è una società “classista” sempre più impreparata alle sfide della globalizzazione economica: dove la metafora con gli scacchi non regge più perché almeno sulla scacchiera bisogna rispettare delle regole!
Nell’organizzazione mondiale del commercio (e peggio ancora in quella finanziaria) invece non ci sono regole di buon senso: la scacchiera si può allargare o restringere a piacimento degli “organizzatori”; in qualsiasi momento si possono prendere pedoni da altre scacchiere (perchè il loro salario è molto più basso, e perché accettano qualsiasi sacrificio pur di lavorare); come in una enorme simultanea si possono lasciare in standby intere economie locali, per lucrare finanziariamente dalle speculazioni su altre scacchiere.
Ma come è possibile opporsi al triste destino che si profila alle popolazioni del vecchio continente? Ripartendo dai pedoni, cioè i lavoratori, e dalla relativa scacchiera: consumare i prodotti locali e boicottare sistematicamente quelli delle multinazionali che stanno attuando un vero e proprio imperialismo economico; salvaguardare il tenore di vita dei propri cittadini dovrebbe essere il primo obiettivo della classe politica (“i pedoni sono l’anima degli scacchi” diceva Philidor) e se questa si dimostra incapace, politica o tecnica che sia, deve essere rimandata a casa.