Archivio di Ottobre 2011
Il fondo del barile…
Il mondo sta affrontando, come tutti possono constatare, una crisi finanziaria senza precedenti data la sua globalità. Ho scritto finanziaria perchè mi rifiuto di chiamarla economica, perchè se Aristotele diceva che l’uomo è un animale politico direi che si possa aggiungere che è pure un animale economico: insomma è un animale!
Un animale che a prescindere dalle contrattazioni di Wall Street continua a mangiare, a muoversi e dove può persino a lavorare. Però il sistema bancario, il cui unico fine è fare profitti, da circa un decennio viene preso per il naso da tutta una serie di operazioni finanziarie con cui brucia i soldi dei privati cittadini e persino di interi stati: vedi future, vedi swap ed altre forme di derivati, bond e acquisti in factoring di debiti di altre istituzioni prossime alla bancarotta.
Ma la mia non vuole essere un’analisi economica, richiederebbe un trattato a parte, ma solo una constatazione di come si stanno deteriorando le nostre possibilità di futuro. Il default argentino non ha insegnato niente, dal momento che la Grecia sta subendo lo stesso destino e l’Italia ci si sta incamminando a grandi passi: quei passi che da sempre sono le ricette neo-liberiste del Fondo Monetario Internazionale e delle altre istituzioni economiche anche europee.
Qui però si parla di scacchi, e il mio post nasce da una notizia appresa in questi giorni: il Ministero dell’Istruzione ha escluso gli scacchi dal circuito dei giochi sportivi studenteschi, onde risparmiare il costo dell’assicurazione per tutti gli studenti e insegnanti partecipanti che ogni anno registrano un trend in costante crescita che supera le migliaia di unità.
Questo è solo una conseguenza dei tagli che la nostra classe politica, per la sua scarsa lungimiranza, sta facendo pesare sulle scuole, dove è sempre più difficile riuscire a fare anche progetti curricolari di scacchi (non ci sono fondi per esperti esterni) e persino extra-curricolari (non ci sono soldi per il personale ATA). Così ci viene richiesto da dirigenti zelanti di prestare la nostra opera a costo zero per la scuola e talvolta persino per le famiglie: che significherebbe prestare la propria opera a proprie spese, dato che la benzina non sarebbe neppure rimborsata.
Molti istruttori fanno esattamente questo da anni, perchè la passione e la volontà di diffusione del nostro gioco è tale che il compenso economico venga in ultima analisi. E, per quanto mi riguarda, nel caso dei GSS ho sempre pagato in proprio tutte le trasferte provinciali, regionali e nazionali al seguito delle scuole primarie che seguo. Ma se un giovane vuole investire in una professionalità, laddove il proprio governo non è in grado di incidere sul mondo del lavoro se non obbedendo ai diktat dei potentati economici, non può neppure prendere in considerazione il solo volontariato: i mezzi di sussistenza vengono prima.
E veniamo al titolo del post, perchè seguendo gli “aggiustamenti strutturali” del FMI e della BCE: cioè privatizzando tutti gli assets strategici dello Stato (comunicazioni, energia, acqua…), innalzando l’età pensionabile (anziché ridurre i privilegi), precarizzando il mondo del lavoro (e rendendolo ricattabile) si può solo raschiare il fondo del barile prima dell’inevitabile bancarotta a vantaggio dei pochi finanzieri che hanno prodotto artificialmente la crisi.
P.S.: Domenica 30 ottobre è andata in onda una bellissima inchiesta di Report che chiarisce meglio ciò che ho accennato in questo post, vi invito a dare un’occhiata: http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-8d786bde-265f-412e-a52f-aa631f06b93b.html
Gli scacchi: gioco violento…
Pare che il primo a definire gli scacchi un sport violento sia stato nientemeno che l’artista Marcel Duchamp, poi il campione del mondo Garry Kasparov ha rincarato la dose affermando che sia “Lo sport più violento che esista”. In effetti anche per chi ha un animo pacifista non è possibile nascondere che il gioco degli scacchi è prima di tutto uno scontro, o per dirla con Lasker una lotta, dove (parole di Bobby Fischer) si tratta di schiacciare l’ego avversario. E concludiamo le citazioni con un’altra cruenta immagine di Niegel Short, che per vincere a scacchi è necessaria una volontà “omicida” (il virgolettato è mio).
In effetti già la posizione di partenza è lo schieramento di due eserciti che si fronteggiano, e nulla è più violento e assurdo di una guerra: catture, sacrifici, eliminazione fisica delle unità opposte… Ma allora, si dirà, è quanto di più diseducativo da insegnare ai bambini. Oppure, questa è la proposta, si deve cercare di rendere metaforica questa battaglia, facendola apparire come un confronto di idee: vince chi fa meno errori di ragionamento! Le parti in gioco sono delle tesi dialettiche da sostenere, si tratta di con-vincere il proprio interlocutore.
Questo spiegherebbe anche il perchè i due giocatori si attardano dopo lunghissime partite in altrettanto estenuanti analisi per ricercare le falle delle proprie argomentazioni, o addirittura delle proprie convinzioni.