Ajedrez – di Jorge Luis Borges

Gli scacchi.  (1)

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Al tavolo pazienti i giocatori

spingono lenti i pezzi. Bianco e Nero

avvinti li terranno in quel severo

ambito ove si odiano i due colori.

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Là dentro irradian magici rigori

le fugure: Torre d’Omero, leggero

Cavallo, armata Regina, Re altero,

obliquo Alfiere e pedoni incursori.

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E quando i giocatori se ne andranno

quando tutto il tempo passeranno

certamente non sarà cessato il rito

che in Oriente accese questa guerra

che ora infiamma tutta la Terra:

come  l’altro, questo gioco è infinito…

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“Mosse condizionate”

Gli scacchi (2)

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Pacato Re, sbieco Alfiere, agognata

Donna, diritta Torre, pedone latino,

sopra il Bianco e Nero del cammino

cercano e trovano una battaglia armata.

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Non sanno che la mano fatata

del giocator governa il lor destino.

Non sanno che un rigore adamantino

regola l’alba e l’intera giornata.

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Il giocatore è prigioniero pure

(come disse Kayyam) d’altra scacchiera

di chiari giorni e scure notti.

Dio muove il giocator, lui le figure…

C’è un Dio dietro quel Dio, che impera

su polvere e Tempo e sogni rotti?

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(trad. di Sebastiano Paulesu)

I

En su grave rincón, los jugadores
rigen las lentas piezas. El tablero
los demora hasta el alba en su severo
ámbito en que se odian dos colores.

Adentro irradian mágicos rigores
las formas: torre homérica, ligero
caballo, armada reina, rey postrero,
oblicuo alfil y peones agresores.

Cuando los jugadores se hayan ido,
cuando el tiempo los haya consumido,
ciertamente no habrá cesado el rito.

En el Oriente se encendió esta guerra
cuyo anfiteatro es hoy toda la tierra.
Como el otro, este juego es infinito.

II

Tenue rey, sesgo alfil, encarnizada
reina, torre directa y peón ladino
sobre lo negro y blanco del camino
buscan y libran su batalla armada.

No saben que la mano señalada
del jugador gobierna su destino,
no saben que un rigor adamantino
sujeta su albedrío y su jornada.

También el jugador es prisionero
(la sentencia es de Omar) de otro tablero
de negras noches y blancos días.

Dios mueve al jugador, y éste, la pieza.
¿Qué Dios detrás de Dios la trama empieza
de polvo y tiempo y sueño y agonías?

6 Commenti a “Ajedrez – di Jorge Luis Borges”

  • Stefano Tescaro says:

    complimenti.
    Ci metti anche la versione in lingua spagnola?

  • sebastiano says:

    Pensavo che la versione originale fosse celeberrima… ma ho provveduto a seguire il tuo consiglio!

  • Maria Beatrice Rapaccini says:

    Sebastiano e’ impossibile tradurre una poesia! Borges e’ tra i miei preferiti con l’elogio dell’Ombra.

  • sebastiano says:

    Nulla è impossibile, eccoti un regalo! 😀

    Elogio dell’ombra

    La vecchiaia, così la chiama il mondo,
    può essere il tempo della felicità.
    L’animale è morto o moribondo
    solo l’uomo con la sua anima rimarrà.
    Vivo tra baluginii di luminosità
    che annunciano il buio fondo.
    Buenos Aires, se facciamo un bel giro
    dalla periferia alla pianura senza fine
    è diventata la Recoleta, ora il Retiro
    poi l’Once e le sue bianche stradine
    con le vecchie stanche case in malora
    che Sud chiamiamo ancora…
    In vita mia, di troppe cose attonito,
    Democrito si acciecò per pensar meglio,
    io uso il Tempo come mio “Democrito”…
    Sto nella lenta penombra e veglio
    come in un lieve pendio discerno
    il mio cammino che mi sembra eterno.
    I miei compagni non hanno volti
    le donne son tali da secoli, millenni,
    i crocevia saranno sempre molti
    e i fogli dei libri dai simboli indenni.
    Questo dovrebbe forse terrorizzare
    ma sono dolci rievocazioni:
    di tutti i libri della storia
    di generazioni e generazioni
    ne lessi qualcuno che rileggo a memoria
    e continuo a leggere e trasformare.
    Da Sud, Est, Nord, Ovest, da fuori a dentro
    convergono i sentieri al mio segreto centro.
    Di quei sentieri furono echi ed orme
    uomini e donne, agonie e resurrezioni
    giorni e notte, dormiveglia e sogni a torme
    dello ieri ogni istante deforme
    e di tutti gli ieri del mondo, espressioni…
    La ferma spada del Danese, la luna del Persiano
    le imprese dei morti, l’amor corrisposto,
    le parole, Emerson e la neve, ed altro nascosto.
    Ora posso dimenticare, piano piano
    arrivo al mio segreto centro vecchio
    alla mia algebra, alla chiave, al mio specchio…
    Presto saprò chi sono.

  • Maria Beatrice Rapaccini says:

    GRAZIE!

  • Aleta Rookstool says:

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