Gli scacchi: “Che noia mortale…”
Mentre le scuole hanno ripreso la loro attività (in Sardegna per lo più da lunedì 17 settembre) nei giorni scorsi ho iniziato i miei primi contatti con i dirigenti scolastici, ricevendo persino l’onore di essere accolto come “il famoso Sebastiano Paulesu”!
Ho già avuto modo di parlare anche con molte maestre referenti dei progetti di scacchi negli scorsi anni che, in linea di massima, vorrebbero tutte proseguire anche per quest’anno scolastico.
Così questo pomeriggio, al Convitto Nazionale del Canopoleno, ho fatto la mia prima lezione della nuova stagione, mentre venerdì riprenderò i laboratori anche con la 4^ A di via Forlanini, coi quali abbiamo un ambizioso progetto di manifestazione pubblica nell’ambito della rassegna “Progetto Ottobre in Poesia”, nel quale i bambini presenteranno i loro elaborati e le loro filastrocche a tema scacchistico.
La lezione di questo pomeriggio era rivolta alla classe 3^ della maestra Rita Sabatino: si tratta di una classe che mi ha riservato delle belle sorprese lo scorso anno e che conta – in proporzione alla giovane età – un livello omogeneo molto elevato: ai campionati giovanili scolastici, pur dovendo affrontare bambini delle quinte, hanno mostrato un grande carattere.
Nell’organico si sono aggiunti 5 nuovi alunni (uno dei quali oggi era assente) per cui ho dovuto fare una lezione introduttiva per spiegare il movimento dei pezzi, prima di farli giocare. Due di loro sono stati subito molto partecipi, una bambina è stata all’inizio un po’ titubante mentre un’altra, dopo aver perso due partite mi ha detto senza mezzi termini: “Io non voglio più giocare: sono di una noia mortale!”
Naturalmente ho sorriso ed ho cercato di convincerla, con l’aiuto di un’altra compagnetta, a leggere i miei proverbi illustrati nelle mie carte scacchistiche; anche questo non ha avuto l’effetto di coinvolgerla emotivamente. Allora le ho chiesto, sempre in compagnia, di provare a fare i conti del materiale catturato nelle partite dai compagnetti di scuola. Temo che neppure questo sia stato sufficiente a cancellare in lei la frustrazione per le partite perse ed il relativo disinteresse per un’attività dove parte notevolmente svantaggiata rispetto ai coetanei.
Questo mi fa riflettere sulla possibilità di intendere l’attività degli scacchi a scuola alla stregua di qualsiasi altra materia (nel caso specifico la maestra lo attribuisce ad un assestamento dovuto al nuovo ambiente ); immagino che razza di “tortura” possano essere gli scacchi senza una metodologia che si occupi proprio di questa categoria di bambini. Quando mi capita, per fortuna abbastanza di rado, io cerco in tutti modi di trovare l’accesso giusto per coinvolgerli nell’attività e tuttavia non posso affermare che si riesca sempre nell’intento. Però tutto sommato sono anche persuaso che non ci sia alcuna materia scolastica che raccolga l’entusiasmo unanime degli scolari.
Generalmente cerco di conquistare la loro attenzione con giochi che si possono fare sulla scacchiera, ma che esulano dal gioco degli scacchi, pur utilizzando la logica e spesso anche gli stessi pezzi. Lo scorso anno ho proposto anche un’attività più creativa, come quella di disegnare e colorare i miei proverbi e sono dell’idea di proseguire così anche per il futuro. Tutto pur di attenuare la sensazione che gli scacchi siano “una noia mortale”.