Ossi: scacchi alla scuola dell’infanzia.
Ieri mattina, sfidando la neve, ho iniziato un nuovo corso di scacchi presso la scuola dell’infanzia di Ossi, un paesino vicino a Sassari. La classe dele maestre Giuseppina Capitta, Margherita Nieddu e Antonella Sanna è composta di 24 bambini (di cui 3 erano assenti) di 5 anni di età, mese più mese meno. La giornata di ieri è stata di presentazione e come di consueto ho fatto con loro il gioco dei nomi. Mi sono presentato come maestro di gioco e ho chiesto loro se sapevano cosa era il gioco.
Con la classe si è creato subito un buon rapporto, tanto che la lezione si è protratta oltre un’ora! Per catturare l’attenzione ho ripescato dalla mia esperienza un’idea di Carmelita Di Mauro, integrandola col mio metodo ideografico. Si tratta della possibilità di far fare ai bambini una piccola ma significativa esperienza con il valore monetario. Mentre facevo coi bambini il gioco dei nomi (grazie al quale ho potuto rapidamente memorizzare tutti i loro nomi) ho chiesto alla maestra di tagliare dei fogli di carta affinché ne potessimo dare 3 per ogni bambino.
Quando i pezzetti di carta erano disponibili ho chiamato alla cattedra ogni bambino e gli ho chiesto di ripetere, senza guardare, l’ordine esatto dei bambini. Non appena si verificavano delle “defaillances” (i bambini di questa età sono spesso molto timidi, e ritrovarsi addosso gli occhi di tutta la classe può essere per loro “destabilizzante”) facevo un complimento di incoraggiamento, consegnavo le tre “banconote” di carta bianca e passavamo ad un altro bambino.
Una volta che tutti avevano ricevuto i tre “soldini” ho spiegato a cosa sarebbero serviti. Ho detto che chi avrebbe parlato senza aver prima alzato la mano avrebbe pagato “un soldino”. Per il momento la spiegazione era più che sufficiente per ottenere una certa disciplina. Quindi ho chiesto loro (“Mi raccomando, alzando prima la mano!”) di inventarci le regole per fare un gioco.
Non sono passati neanche 5 secondi che Andrea ha alzato la mano: “Giocare insieme daccordo”. “Bravissimo!” ho esclamato io “Questa è una bellissima regola: per giocare bisogna essere daccordo coi compagni che si vuole giocare! Ecco ti sei meritato un soldino!” E così dicendo gli ho consegnato il suo premio.
Sara ha sollevato la mano. “Dimmi Sara” (Chiamare per nome bambini così piccoli instaura un rapporto molto familiare!). “Non bisogna bisticciare”. “Ma bene! Sono daccordo: non bisogna litigare. Ecco anche a te un bel soldino!” A questo punto una grande euforia ha caricato i bambini che vinta la iniziale timidezza hanno iniziato a sollevare le mani. Quando c’è un simile imbarazzo della scelta di solito vado a “pescare” quelli che mi sembrano più timidi, o che hanno fatto con riluttanza il gioco dei nomi. Il loro coinvolgimento è di capitale importanza, se non si vuole che vivano come una “penitenza” l’appuntamento con la nostra lezione.
Molti di loro hanno a questo punto rinforzato l’ultimo concetto: “Non si tirano pugni”, “Non si danno calci”, “Neanche schiaffi” ecc. E allora abbiamo ribadito: “Ok, come ha detto Sara non si deve bisticciare e questo vale per tutte quelle cose che fanno male ai compagni.” A questo punto Carlo ha alzato la mano ed ha atteso che gli dessi la parola: “Non si disturba!” “Bravissimo!” con molta enfasi ho scritto sulla pagina la regola di Carlo. “Siete tutti daccordo?” La classe ha acconsentito ed io ho premiato Carlo con un soldino.
Poi è stata la volta di Asia: “Prestarsi i giochi” che è diventata la regola “Collaborare”; di Miriam: “Fare silenzio”; di Paolo: “Non si rompono i giochi” che è diventata un più generico: “Non si rompe!” tra le risate generali; ancora di Asia: “Mettere in ordine i giochi”; di Sara: “Seduti composti”. A ciò, anche la maestra ne ha voluto aggiungere una di capitale importanza: “Si fa attenzione”.
“Ora che abbiamo stabilito un po’ di regole possiamo anche pensare di fare un nuovo gioco. Ma prima mi dite a cosa servono queste regole?” I bambini hanno abbozzato delle loro spiegazioni, ed io sfruttando le loro affermazioni ho proseguito: “Esatto! Le regole servono per evitare incidenti. Chi sa cosa sono gli incidenti?” Subito mi hanno fatto l’esempio degli incidenti stradali. Allora ho approfittato per fare l’esempio del semaforo. “Il semaforo ha regolato chi deve passare all’incrocio per evitare incidenti. Così le nostre regole serviranno per giocare in pace!”
Quindi ho preso la mia scacchiera murale ed ho annunciato che li avrei fatti giocare con gli scacchi. Poiché era la prima lezione la scuola non è ancora attrezzata con la scacchiera gigante sul pavimento, quindi ho voluto fare una spiegazione propedeutica ai giochi di movimento che faremo ad iniziare dal prossimo appuntamento. Ho chiesto ai bambini di descrivermi la scacchiera. “Ci sono quadrettini bianchi e neri”. Ho quindi preso dei segnaposto e li ho disposti su una colonna: “Ecco qua, questa fila verticale è una colonna. Sapete cosa è una colonna?” “Una colomba è un uccello!” “No, colonna: come la colonna vertebrale!” Non credevo alle mie orecchie! “Bravissima!! Come la colonna vertebrale. La colonna è quel pilastro che tiene in piedi le case. E la colonna vertebrale è quella che tiene in piedi l’uomo!” e così dicendo mimavo il senso verticale verso l’alto. Quindi ho collocato i segnaposto su una linea orizzontale. Ho chiesto chi di loro sapeva cosa era un orizzonte. La stessa bambina ha detto “Il mare!” “Ma bravissima! Meriti un altro soldino! ” Ed ho proseguito spiegando a tutti i bambini un’esperienza che devono aver fatto quando al mare vedono la linea dell’orizzonte tutta attorno a loro. Un bambino mi ha fatto notare che anche il mio maglione aveva delle riche orizzontali. Beh, stiamo parlando di bambini di 5 anni!
Ho quindi proseguito introducendo il Re. Ho posizionato un’impronta di piede in tutte le caselle attorno a lui, per far capire come poteva muoversi. Ho specificato che non poteva saltare una casella attorno a lui. Quindi ho preso un’altra figura, una mela, e ho chiesto quale era la strada che il Re avrebbe dovuto fare per andare a mangiare la mela. Dopo i primi facili tentativi ho messo una difficoltà, ho inserito sulla strada più diretta un simbolo del fuoco. Abbiamo così potuto proseguire per qualche decina di minuti per far parteciparte tutti i bambini. Nel frattempo distribuivo “soldini” ai meritevoli e li sottraevo a chi interveniva senza rispettare l’ordine. La cosa ha avuto un notevole effetto, tanto che alla fine ho detto loro di conservare i pezzetti di carte perché arriverà il momento che potremo “comprare” qualcosa con quei soldini. Nonostante la semplicità dell’espediente la lezione di oggi è stata un vero successo!